13 progetti per l’economia circolare al Sud
3 Dicembre 2025
Le iniziative sono state selezionate dalla Fondazione con il Sud attraverso un bando dedicato al tema dell’economia circolare e saranno finanziate con oltre 4,3 milioni di euro. I progetti saranno realizzati in Calabria, Campania, Puglia, Sardegna e Sicilia.
La Fondazione con il Sud ha selezionato 13 nuovi progetti per favorire l’economia circolare nelle regioni del Sud Italia attraverso il contributo del terzo settore, intervenendo in una o più fasi della filiera, dalla (ri)progettazione dei prodotti per ridurre al minimo l’impatto ambientale alle strategie adottate per ridurre gli sprechi ed estendere la vita utile dei prodotti dando valore agli scarti.
Quattro iniziative saranno avviate in Puglia (province di Lecce, Brindisi e Bari), 3 in Sicilia (province di Catania, Trapani e Palermo), 3 in Calabria (province di Reggio Calabria e Catanzaro) e 2 in Campania (province di Salerno e Napoli). A questi si aggiunge un progetto multi-regionale (Sardegna, Sicilia e Calabria).
“La Fondazione con il Sud conferma il suo impegno per la tutela dell’ambiente e per il contrasto al cambiamento climatico”, ha dichiarato Stefano Consiglio, Presidente della Fondazione con il Sud. “Dopo i bandi precedenti dedicati alla promozione della mobilità sostenibile, della riduzione dei rifiuti e al sostegno alla nascita di comunità energetiche e sociali – che hanno permesso di finanziare oltre 40 progetti per la transizione ecologica al Sud – crediamo che sia importante intervenire per promuovere e sensibilizzare sull’importanza cruciale dell’economia circolare. Si tratta di un processo fondamentale anche dal punto di vista sociale, traducendosi infatti in opportunità di lavoro per chi è in difficoltà, redistribuzione della ricchezza, possibilità di accedere a beni e sevizi a costi ridotti e recupero e valorizzazione di tradizioni, pratiche e saperi tradizionali”.
I progetti, promossi da partenariati pubblico-privati guidati da Enti di terzo settore, saranno impegnati nell’avvio di strategie di economia circolare che tengano conto dell’intero ciclo di vita di un prodotto, con l’obiettivo di chiudere la filiera trasformando i processi da ‘lineari’ a ‘circolari’.
In particolare, le iniziative che prevedono strategie di economia circolare da applicare alle fase di utilizzo del prodotto e a quella successiva metteranno in campo diverse soluzioni: dalla rete di sartorie sociali che adotteranno un modello comune per lo sviluppo di una collezione di moda sostenibile e per la riduzione al minimo degli scarti tessili, alla loro trasformazione in prodotti di sartoria circense e teatrale, attrezzi di giocoleria per circhi sociali e cuscini, cucce, pettorine per animali domestici; dal riuso alla riparazione di giocattoli, anche elettronici, rendendoli accessibili a persone non vedenti e ipovedenti; alla valorizzazione degli scarti organici e delle biomasse (es. arance di scarto, fanghi e sansa di olive) o del compost per la produzione di fertilizzante organico; alla trasformazione degli scarti della filiera olivicola in pellet, tinture madri, oleoliti o l’estrazione dei polifenoli per l’industria cosmetica e nutraceutica; al recupero delle eccedenze alimentari di mercati, supermercati e aziende del territorio per trasformarli in pasti caldi per persone in difficoltà o prodotti confezionati (sughi pronti, zuppe) per la vendita. Ci sarà anche uno dei primi casi in Italia in cui si sperimenterà la produzione di detersivi solidi e liquidi dal recupero dell’olio alimentare esausto, attraverso l’avvio di un saponificio sociale di comunità.
Per ciò che riguarda la fase che precede l’utilizzo del prodotto stesso, dunque la sua progettazione, grazie al coinvolgimento degli studenti nascerà uno spin-off universitario per l’ottimizzazione delle pratiche di riuso degli scarti tessili non riutilizzabili dalle sartorie (ad esempio, per realizzare packaging e gadgets circolari) oppure sarà possibile ripensare cosa fare del materiale legnoso proveniente da alberi morti o bruciati che verrà trasformato in oggetti di ecodesign e di land art valorizzando la tradizione artigiana e riducendo il rischio di incendi boschivi. I progetti prevedono di creare concrete opportunità di formazione e inserimento lavorativo, per oltre 50 persone che si trovano in situazioni difficili, in particolare immigrati in uscita da percorsi SAI – sistema di accoglienza, donne in difficoltà (tra cui vittime di violenza), neet e disoccupati, persone con disabilità o senza fissa dimora. Inoltre, si prevede che oltre 800 cittadini partecipino ad attività socio-educative sul tema della sostenibilità ambientale.
CONTESTO
Ogni anno vengono prodotte 92 milioni di tonnellate di rifiuti tessili (5,8 milioni di tonnellate nella sola Unione europea, ovvero 11 kg a persona)[1] la stragrande maggioranza delle quali finisce in discarica, e il 30% del cibo che produciamo viene sprecato (ovvero circa 1,3 miliardi di tonnellate)[2]. Complessivamente la realizzazione dei prodotti di uso quotidiano e la gestione del suolo sono responsabili del 45% delle emissioni di gas serra, mentre il settore energetico è responsabile del restante 55%.
In Italia, il tasso di utilizzo circolare dei materiali è più alto della media dell’Unione europea (al 18,4% nel 2020, rispetto ad una media UE dell’11,7%) grazie agli elevati tassi di raccolta differenziata e di riciclo sul totale dei rifiuti prodotti (al 72% nel 2020, rispetto ad una media UE del 53%)[3]. Il dato sull’utilizzo circolare dei materiali resta comunque distante dal target del 30% previsto dal Piano nazionale di transizione ecologica del 2021. Non ci sono differenze significative tra Centro-Nord e Sud in termini di quantità di rifiuti urbani prodotti per abitante o in termini di raccolta differenziata, ma il Sud presenta dei ritardi strutturali in termini di infrastrutture e investimenti, oltre ad abitudini di consumo ancora molto legate al tema del possesso (es. di veicoli, strumenti di lavoro) e ad una preferenza del nuovo sull’usato.
[1] https://www.cisambiente.it/rifiuti-tessili-la-ue-accelera-sul-riuso/.
[2] Dati FAO.
[3] Circular economy network (2023), V Rapporto sull’economia circolare in Italia.


