FATE PRESTO!

BARI - 27 Marzo 2014

Sono passati quasi 5 anni dall’ultima Conferenza nazionale sull’infanzia e l’adolescenza tenutasi a Napoli nel novembre 2009. In questi anni la crisi economica ha causato il deteriorarsi delle condizioni di vita di gran parte della popolazione italiana. Esiste però una crisi ancor più grave, profonda e carica di conseguenze per il futuro del nostro Paese: la condizione di povertà assoluta in cui vivono più di 1 milione di bambini e bambine, il fallimento del nostro sistema educativo che abbandona un ragazzo su cinque, la fuga dalle università (e dall’Italia…), la mancanza di lavoro, di opportunità e prospettive.

Gli ultimi dati dell’Istat non lasciano dubbi: dal 2007 al 2012 i minori in povertà assoluta sono più che raddoppiati, passando da meno di 500 mila a più di 1 milione. Solo nel 2012 il loro numero è cresciuto del 30% a significare che anche il “welfare familiare” – al quale troppo spesso abbiamo delegato il compito di sopperire alla cronica assenza o inefficienza dei servizi – ha ormai esaurito le proprie risorse.

Allo stesso modo sembra essere allo stremo anche il nostro sistema educativo, che per decenni ha rappresentato il luogo d’inclusione e promozione sociale per eccellenza, e che oggi invece relega gli studenti italiani nelle ultime posizioni delle classifiche OCSE per le competenze o, peggio, allontana e non recupera quasi un adolescente su cinque. Un fallimento formativo che genera povertà d’istruzione, alimentando ulteriormente il circolo vizioso delle povertà: educative, economiche e geografiche.

Anche e soprattutto geografiche. Se guardiamo con una lente d’ingrandimento la condizione dei bambini e dei ragazzi che vivono nel Mezzogiorno scopriamo che la nostra preoccupazione si trasforma in dramma. Il Sud, già profondamente impoverito, ha raggiunto la quota impressionante di mezzo milione di minori nella trappola della povertà assoluta (la metà del totale), con una punta della Sicilia dove il 20% dei minori vive in condizioni di assoluta povertà.
E’ proprio per la consapevolezza della crisi che colpisce l’infanzia del Mezzogiorno che nel settembre 2011, in occasione dell’incontro promosso a Napoli dalla Fondazione con il Sud e da Save the Children, tante organizzazioni hanno dato vita a Crescere al Sud.

Oggi, a distanza di quasi tre anni, torniamo a chiedere al nuovo Governo, al Presidente del Consiglio, al Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali e al Ministro dell’Istruzione, di tradurre il titolo della Conferenza “Investire sull’infanzia” in atti di governo concreti che affrontino da subito la specifica condizione dei bambini e degli adolescenti del Sud del nostro Paese.

E’ fondamentale, dopo anni d’interventi anche giusti, ma insufficienti e isolati, riuscire a coordinare e concentrare gli sforzi per combattere la povertà minorile e promuovere in senso ampio il benessere delle persone di minore età, adottando un approccio universale che si riferisca a tutti i bambini, che consideri l'importanza di intervenire con misure preventive e fin dai primi anni di vita, e con l’obiettivo di combattere le diseguaglianze e promuovere pari opportunità.

Innanzitutto chiediamo che i finanziamenti per le politiche per l'infanzia e l'adolescenza non siano considerati una “spesa sociale” a perdere, bensì un investimento, una “buona spesa” capace di generare risparmio e razionalizzazione della programmazione economica. Sottrarre al Patto di Stabilità interno gli investimenti per gli asili, le scuole e l’istruzione rappresenterebbe quindi una svolta culturale capace di ridare fiducia nel futuro delle nuove generazioni.

In secondo luogo Crescere al Sud rivolge un appello al Governo e alle Regioni del Mezzogiorno affinché i Fondi europei della programmazione 2014-2020 vengano principalmente impiegati in azioni di contrasto alla povertà e alla dispersione scolastica e alla promozione dell'inclusione sociale, promuovendo l'accesso ad adeguate risorse per i minori e le loro famiglie, aumentando l’offerta e l'accesso a servizi di qualità e favorendo la partecipazione dei ragazzi e delle ragazze alle scelte che li riguardano in prima persona.

Chiediamo infine agli Amministratori delle città del Mezzogiorno di impegnarsi sul proprio territorio per integrare le proprie politiche educative e sociali definendo una chiara strategia di politiche per l’infanzia in grado di garantire a tutti adeguati livelli di servizi, coinvolgendo attivamente le risorse sociali e del terzo settore non tanto e non solo come soggetti a cui delegare l’implementazione dei servizi, ma anche e soprattutto come partner portatori di esperienze, professionalità, idee e proposte.

Nella speranza che dopo cinque anni di silenzio la Conferenza che si apre oggi a Bari rappresenti l’inizio di una concreta e costante attenzione verso i bambini e le bambine che vivono in Italia.

CRESCERE AL SUD

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