Dal terzo settore le risposte alla crisi del welfare

NAPOLI - 6 Aprile 2013

Venerdì 5 aprile a Napoli, nell’ambito del convegno “Attori privati e Terzo Settore”, sono state presentate le iniziative “Quaderni di Economia Sociale” e “Percorsi di Secondo Welfare”.

La prima: dossier semestrale promosso da SRM e Fondazione CON IL SUD dedicato al mondo della solidarietà, del non profit e della partecipazione civica. La seconda: laboratorio sul secondo welfare in Italia promosso dal Centro di Ricerca Luigi Einaudi di Torino con il sostegno e la collaborazione di diverse organizzazioni tra cui la Fondazione.

Durante l’incontro è stato affrontato il tema del valore economico e sociale del terzo settore e di quel sistema di attori privati (imprese, sindacati, fondazioni, assicurazioni), entrambi legati al finanziamento non pubblico, che si aggiungono ed intrecciano al “primo welfare” di natura pubblica ed obbligatoria, integrandone le carenze e le tipologie di servizi.

A discuterne: Maurizio Barracco, presidente del Banco di Napoli; Massimo Deandreis, direttore generale di SRM; Giuseppina De Santis, direttore del Centro Einaudi; Carlo Borgomeo, presidente della Fondazione CON IL SUD; P. Antonio Loffredo, per il progetto Catacombe di Napoli; Andrea Morniroli, della cooperativa Dedalus – Progetto Altri Luoghi. Ha moderato il confronto Carmine Festa, redattore capo centrale del Corriere del Mezzogiorno.    

Questi i dati più significativi diffusi nel corso del convegno.

Il non profit in Italia è un settore operoso e vitale dell’economia che dimostra di possedere un elevato potenziale sia in termini occupazionali che socio-economici.

Gli ultimi dati disponibili evidenziano:
• un’economia di 45 miliardi di euro che pesa sul PIL nazionale il 4-5% (supera il settore Moda del Made in Italy);
• 467.729 istituzioni non profit (circa il doppio rispetto al Censimento Istat 2001);
• circa 630mila addetti e quasi 5 milioni di volontari;
• maggiore concentrazione nel Nord del Paese (47,8% al Nord; 22,2% al centro; 30% al Sud);
• nel periodo 1999/2011 il Mezzogiorno presenta margini di crescita superiori (+115% rispetto al +99% dell’Italia) e si distingue per una maggiore partecipazione dei giovani.

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